E' necessaria un’autentica rifondazione della pianificazione: che metta fine alla crescita quantitativa e punti invece sulla riqualificazione-trasformazione delle città, sul ricupero-risanamento dei centri storici, sulla ristrutturazione delle periferie e sulla rigorosa salvaguardia del territorio non ancora urbanizzato.

Antonio Cederna





venerdì 8 ottobre 2010

Anche il mondo cattolico si esprime con fermezza in favore della tutela dell’ambiente

In occasione della 5° giornata per la Salvaguardia del Creato, il 1° settembre 2010, la Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato un opuscolo in cui chiaramente e fermamente ribadisce la necessità di un cambiamento radicale negli stili di vita e nei valori morali dei singoli individui e delle comunità nel loro insieme verso un maggior impegno per rispetto dell’ambiente e la salvaguardia del territorio per le future generazioni.

I principi e le raccomandazioni contenute in questo documento ricordano molto da vicino i principi della decrescita serena contenuti nelle pubblicazioni di Serge Latouche, tanto che , se si cancellassero gli autori, si farebbe fatica a distinguerne la provenienza.

Nel documento viene ribadito che è “dovere gravissimo consegnare la terra alle future generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla “ Tale dovere esige una profonda revisione del modello di sviluppo ed una vera e propria “conversione ecologica”, nel segno di “una solidarietà che si proietti nello spazio e nel tempo” .

Secondo la chiesa, tale atteggiamento di sfruttamento e distruzione dell’ambiente è determinato dal fatto che l’uomo non si riconosce più come parte di un progetto, non si riconosce parte di un sistema, fa prevalere l’egoismo sull’altruismo, il consumismo sfrenato alimentato dalla pubblicità sul risparmio e la moderazione: “ consumiamo senza pensare – è scritto- senza considerare l’impatto ambientale dei nostri consumi, senza considerare che ogni bene prodotto ha anche uno ‘zaino ecologico’ (il quantitativo di materiali movimentati per produrlo) spesso molte volte superiore alla sua massa. Consumiamo beni che in realtà non contribuiscono alla nostra qualità della vita, ma, anzi, la appesantiscono”.

E’ necessario “ un profondo rinnovamento culturale, capace di trasformare in profondità le strutture socio-economiche, ma anche il nostro modo di inserirci in esse, liberandoci dalla soggezione passiva alle indicazioni del sistema economico”. Occorre, invece ,“ritrovare quella leggerezza essenziale che sa distinguere ciò che è importante per il nostro benessere da ciò che invece è semplicemente superfluo, o magari talvolta decisamente inutile”.

Anche Beppe Grillo inserisce nel suo Blog una splendida intervista a Mons. Luis Infanti Della Mora, vescovo dell’Aisèn (Cile) in cui il vescovo (che ha scritto la lettera pastorale "Dacci oggi la nostra acqua quotidiana" (EMI) in cui afferma e ribadisce il diritto all'acqua del popolo cileno) parla dell’approvigionamento e della privatizzazione dell’acqua (Patagonia, Enel e beni comuni http://www.youtube.com/watch?v=m9bhaUsHR4s&feature=sub) come di una nuova colonizzazione, e della necessità di una coscientizzazione di fronte ad una grave ingiustizia che stiamo subendo a livello mondiale, per far crescere “il rispetto verso i beni, ma anche le culture, le tradizioni, i valori che le persone danno alla terra in cui vivono e che amano, in una società sempre più depredante e distruttiva dell’ambiente e quindi poco rispettosa delle persone, …un mondo consumista, che consuma molto più di quello di cui ha bisogno…un mondo di spreco". Chiedendosi come "in un mondo limitato può esistere un’economia illimitata?" (in coerenza con Serge Latouche). Concludendo che "i gruppi che oggi aiutano a prendere coscienza sono gruppi che potremmo chiamare...Profetici" . Un segnale che indica come il rapporto tra una buona parte della chiesa e i laici (socialmente impegnati) possa trovare molti punti di convergenza e sintonia nelle battaglie per il "bene comune", nella redistribuzione equa delle risorse e nella lotta alle arroganze.

“Eco-sufficienza ed eco-efficienza sono le due parole chiave che secondo la Conferenza Episcopale Italiana possono indirizzare i singoli e le comunità verso un nuovo stile di vita e verso scelte economiche e sociali che rispettino l’ambiente:

- “Eco-sufficienza: verificare se davvero ciò che consideriamo necessario per la vita è realmente tale, se non vi sono beni dei quali potremmo in effetti fare semplicemente a meno.”

- “eco-efficienza: fare in modo che quei beni che consideriamo davvero necessari per la qualità della vita pesino il meno possibile sull’ambiente”

Nell’opuscolo che viene distribuito sono contenute indicazioni semplici e consigli solo apparentemente “scontati”, una sorta di pro-memoria “per la modifica dei comportamenti quotidiani della comunità cristiana”. Considerata l’autorevolezza della fonte e la distribuzione capillare con cui tale stimolo verrà diffuso, non possiamo che rallegrarcene. Tra le molte indicazioni:

- La necessità di adottare un nuovo stile di fare festa, curando il problema dei rifiuti, stimolando ad utilizzare piatti di ceramica, posate in acciaio, bicchieri di vetro, oppure utilizzando materiali biodegradabili.

- Educare alla raccolta differenziata mediante operatori ecologici.

- Adottare un nuovo modo di locomozione mediante la mobilità sostenibile: quando i cristiani vanno a messa o a giornate di ritiro e spiritualità possono ridurre l’uso dell’automobile, che inquina; possono scegliere la bicicletta o i mezzi pubblici, oppure andare a piedi. Se il luogo dell’incontro è lontano possono fare un uso intelligente dell’auto mediante il car sharing, ossia organizzandosi per riempire le automobili.

- Impostare in modo nuovo l’educazione religiosa, non lasciandosi condizionare dai ritmi dell’alta tecnologia che esige subito il risultato, ma seguendo i ritmi della natura che ci insegna i tempi della semina, della cura e del raccolto


Silvia Minozzi

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