E' necessaria un’autentica rifondazione della pianificazione: che metta fine alla crescita quantitativa e punti invece sulla riqualificazione-trasformazione delle città, sul ricupero-risanamento dei centri storici, sulla ristrutturazione delle periferie e sulla rigorosa salvaguardia del territorio non ancora urbanizzato.

Antonio Cederna





giovedì 29 luglio 2010

COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO E LEGA AMBIEMTE SULLA VARIANTE AL PIANO DEL PARCO MONTE MARCELLO

MARINELLA: SCEMPIO DEL PAESAGGIO E DELL’AMBIENTE


APPELLO AI CONSIGLIERI REGIONALI LIGURI: NON VOTATE LA VARIANTE AL PIANO DEL PARCO DI MONTEMARCELLO-MAGRA



Il Consiglio Regionale, prima della pausa estiva, dovrebbe discutere ed approvare la variante al Piano del Parco di Montemarcello Magra, tassello indispensabile per favorire il “Progetto Marinella”.

La “colata” di cemento sarà pari a 86.700 metri quadrati di nuova edificazione.

Le località quelle comprese tra Fiumaretta e Marinella (Comuni di Ameglia e Sarzana). Verrà realizzata una grande nuova darsena in sponda sinistra del fiume Magra, con 830 posti barca, dei quali solo la metà ricollocativi dell’esistente con attorno una vera e propria colata di cemento di residenze, recettività e commercio. Una più piccola di 50 posti barca verrà realizzata in sponda destra, prima dell’abitato di Bocca di Magra.

I motivi fasulli di questo progetto: valorizzare la zona attraverso la costruzione dell’enorme darsena e di nuovi servizi per la nautica.

I motivi veri: sfruttare le aree già di proprietà della Monte dei Paschi (e oggi di Marinella spa ovverosia Monte dei Paschi, Condotte, Unieco, C.C.C.) rendendole produttive a vantaggio economico dei privati.

I rischi per il Parco Naturale di Montemarcello: una dequalificazione ambientale e naturalistica dell’asta fluviale, con una penetrazione nella Piana, oggi agricola, ed una trasformazione del terreno (dove oggi vi sono i campi) in acqua, quella appunto per ospitare le barche della nuova darsena.

I rischi per la popolazione spezzina: la risalita del cuneo salino e la minaccia per le risorse idropotabili di 200.000 persone ( secondo le recenti valutazioni ei tecnici dell’Acam la crescita esponenziale del “cuneo salino” nella Piana e nell’asta fluviale sarebbe alquanto probabile).

I rischi per la popolazione locale: l’aggravarsi, e non la soluzione dei gravi problemi connessi alla sicurezza idraulica delle popolazioni residenti, a Fiumaretta come nella prospiciente frazione di Bocca di Magra.

La piana di Marinella è forse l’unica grande zona agricola rimasta in Liguria, l’unica area verde di notevoli dimensioni e da tutelare come “bene comune”.

La realizzazione del progetto costituirà un ulteriore micidiale colpo nel processo di cementificazione della Liguria con cui verrà intaccata l’ultima grande nostra area fertile, importante risorsa agricola ma anche simbolo culturale della storia dei luoghi e ultima espressione della bellezza delle nostre campagne; una sorta di baluardo, emblema di una roccaforte che per alcuni decenni aveva resistito all’invasione dei barbari solo per l’opposizione dell’associazionismo ambientale e dell’opinione pubblica più sensibile ed anche per una serie di casualità amministrative ( che ora probabilmente qualcuno ritiene superate) dopo che banche, imprese di costruttori privati e amministrazioni locali e nazionali hanno definito uno sciagurato accordo per avviare quello che si preannuncia come uno scempio..

Il caso dovrebbe ormai acquistare una rilevanza nazionale, vista la risonanza che la richiesta dello “Stop al consumo di territorio” sta avendo sui giornali nazionali attraverso l’appello di intellettuali, urbanisti, amministratori virtuosi, e a fronte dei dati ormai inconfutabili che vedono il nostro paese (“il paese dell’arte stessa”) al primo posto in Europa nel “consumo del cemento”, nella riduzione delle aree agricole e nel processo di trasformazione delle aree fertili in zone artigianali, industriali e residenziali, con il vistoso fenomeno della “capannonizzazione” del territorio, che sta riducendo notevolmente il decantato appeal del “Bel Paese” .

In questo contesto generale non è possibile intravedere un atteggiamento responsabile da parte di chi deve assumere le decisioni politiche. La Regione Liguria è amministrata da una maggioranza che, a livello nazionale, dice di opporsi alla politica degli scempi ambientali, dei condoni, dell’edificazione delle coste. In questo caso specifico possiede una occasione unica per dimostrare che quello che si dice a Roma viene concretamente messo in opera quando si governa a Genova.

Chiediamo che l’Amministrazione Regionale abbandoni la logora giustificazione dell’edilizia come volano dell’economia e impugni la bandiera della vera crescita economica che si ottiene, nel nostro caso , con la tutela dei paesaggi, il potenziamento del turismo sostenibile, il rigoroso rispetto dei luoghi e del loro valore simbolico e culturale.

Ci appelliamo quindi a ciascun Consigliere Regionale affinché, almeno questa volta, non prevalgano le ragioni dei grandi gruppi economici, la loro forza persuasiva e la capacità di penetrare e infiltrare le istituzioni. Purtroppo a tutt’oggi dobbiamo constatare che le amministrazioni locali competenti, cui era richiesta una forte presa di posizione a tutela del territorio - e a cui ancora oggi chiediamo una decisa inversione di rotta – si sono limitate a far proprie le scelte dei realizzatori privati.


Roberto Mazza Movimento Stop al Consumo di Territorio

Stefano Sarti Presidente Legambiente Liguria

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