E' necessaria un’autentica rifondazione della pianificazione: che metta fine alla crescita quantitativa e punti invece sulla riqualificazione-trasformazione delle città, sul ricupero-risanamento dei centri storici, sulla ristrutturazione delle periferie e sulla rigorosa salvaguardia del territorio non ancora urbanizzato.

Antonio Cederna





venerdì 9 luglio 2010

Intervento di Giovanni Gabriele , Consigliere di Italia Nostra alla VI Commissione Territorio e Ambiente della Regione sul Progetto Marinella

Riportiamo l'intervento di Giovanni Gabriele relativo alla “Approvazione della variante normativa al piano del Parco di Montemarcello-Magra, ai sensi dell’articolo 18 della legge regionale 12/1995 e successive modificazioni.”

Voglio iniziare con un breve cenno alle due darsene previste nel progetto Marinella, senza le quali si dice che l’operazione economica non sarebbe competitiva.

La prima di Fiumaretta rimasta in sospeso perché, per essere realizzata, è necessaria una variante al Piano del Parco che consenta la realizzazione di uno scavo immenso in area archeologica e con il quale si metterebbe a rischio l’assetto della falda acquifera che alimenta un bacino di utenza di oltre 200.000 persone, in quanto farebbe avanzare il cuneo salino.

La seconda, detta di Pantalè, modificherebbe la sponda destra del fiume Magra a Bocca di Magra con variazione di un paesaggio consolidato che verrebbe alterato in modo definitivo.

Le Amministrazioni interessate, Regione, Provincia, Parco, i due comuni di Ameglia e di Sarzana, con le loro deliberazioni hanno deciso in atti che dovevano rientrare nelle sfere delle attribuzioni dirigenziali, per distinguere quello che era consentito dalle norme vigenti sul territorio, da quello che invece non era possibile fare per norme e disposizioni già esistenti.

Ma senza una variante alla legge di Parco alcuni interventi vistosi non si sarebbero potuti fare e l’Ente Parco non si è opposto all’invito contenuto nel documento conclusivo della conferenza dei servizi, anzi ha subito avviato la proposta di variante.

Il consiglio del Parco, di cui faccio parte come rappresentante ambientalista e di cui fanno parte anche i sindaci di Ameglia e di Sarzana, ha approvato a maggioranza una delibera dove si consente quello che prima era proibito. Viene così proposta l’eliminazione del divieto contenuto nel Piano del Parco “non si deve in alcun modo consentire la trasformazione morfologica da terra ad acqua nell’area contigua destinata unicamente alla realizzazione dei servizi alla nautica e non alla realizzazione di specchi d’acqua”.

Tale decisione è sorprendente. Il Piano del Parco si dovrebbe modificare solo per migliorare l’ambiente e per tutelare gli equilibri della biodiversità. Eliminando quel divieto si consentirà invece un immenso scavo, creando rischi gravissimi per la conservazione dell’equilibrio già anche troppo precario di tutto il sistema focivo del fiume.

Il professor Luigi Marini, nella presentazione del IV volume dell’Atlante dell’acquifero alluvionale del fiume Magra il 6 novembre scorso alla presenza del dirigente della Provincia della Spezia Riccardo Serafini, ha denunciato la vulnerabilità del materasso alluvionale che è risultato di modesto spessore, non protetto da uno strato impermeabile e con soggiacenza variabile da zero a pochi metri, pertanto sensibile ad ogni azione come scavi ed altri interventi antropici, come già avvenne in un recente passato in seguito alla estrazione selvaggia di materiale inerte.

Gli scavi previsti per la costruzione delle darsene, comunque siano realizzati e con tutti gli accorgimenti possibili, saranno inevitabilmente dannosi alle capacità di assorbimento dell’acqua nel materasso alluvionale.

Termino ricordando la mia dichiarazione di voto espressa nella seduta del consiglio di Parco del 12 luglio 2007 quando fu votata l’adozione della proposta di variante.

Ai consiglieri, tutti appartenenti alla maggioranza di centro sinistra, ricordavo le gravi conseguenze dal punto di vista biologico, idrogeologico e naturalistico che quella variante avrebbe portato sul territorio.

Con la variante, viene di fatto abrogato, nella piana interessata, il divieto di consentire la trasformazione morfologica da terra ad acqua, senza aver ottemperato prima a stabilire norme coerenti con il Piano di Bacino e che siano adeguate e rispettose in materia di biodiversità.

Come è possibile approvare una tale trasformazione, senza aver acquisito tutte le conoscenze e senza aver fatto tutte le ricerche necessarie per escludere che gli scavi necessari a far entrare l’acqua nella piana non avranno conseguenze negative dovute alle problematiche legate al cuneo salino?

Per il ruolo che svolgevo in quel consiglio, mi sembrava doveroso insistere per invitare i consiglieri a riflettere prima di dare l’assenso a questa proposta di variante che risulta contraddittoria nelle intenzioni e nello stesso contenuto, sicuramente improvvida e prematura.

È chiaro che modificare la normativa a monte del percorso, anziché a valle di tutta una serie di studi è tecnicamente improprio. Non si può dire "prima si cambiano le regole e poi si fanno gli studi". Con questo modo di procedere si rappresenta uno di quei casi in cui la politica si appropria delle competenze tecnico-scientifiche, con la volontà di indirizzare la verità scientifica anziché farne la base delle proprie deliberazioni.

Ora, come allora, per tutte le ragioni esposte, riteniamo illegittima la proposta di variante adottata dal Consiglio dell’Ente Parco.

Non siamo contro il Piano Integrato di Marinella, anzi come Italia Nostra abbiamo avanzato una nostra proposta alternativa che non comprende gli scavi necessari a realizzare le darsene.

Infine a questa commissione chiediamo di non approvare la variante proposta o almeno di approvarla solo dopo che siano stati eseguiti tutti gli accertamenti e le valutazioni necessarie in un territorio così tanto vulnerabile.





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