E' necessaria un’autentica rifondazione della pianificazione: che metta fine alla crescita quantitativa e punti invece sulla riqualificazione-trasformazione delle città, sul ricupero-risanamento dei centri storici, sulla ristrutturazione delle periferie e sulla rigorosa salvaguardia del territorio non ancora urbanizzato.

Antonio Cederna





martedì 1 novembre 2011

Messaggio di Stefano Rodotà al Forum

Cassinetta, 29 ottobre 2011

Mi spiace molto mancare questo appuntamento fondativo. Ma voglio manifestare pubblicamente il mio consenso e la mia adesione. Non è un fatto di facciata o di routine. Ha fatto bene Carlo Petrini a sottolineare gli ultimi, drammatici avvenimenti di Toscana e Liguria. A fondamento del Forum dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio vi è il congiungersi di tre questioni ineludibili.

La questione costituzionale, per prima. Una volta di più, la lungimiranza dei costituenti, e la bella lingua da essi adottata,, ha permesso loro di trovare le parole giuste, di andare dritti al cuore del problema: la Repubblica “tutela il paesaggio”, dice l’articolo 9. La Repubblica, dunque l’insieme delle istituzioni che la costituiscono, ha un obbligo specifico, che non può essere eluso e al rispetto del quale i cittadini devono richiamarla.

Ma questa è, al tempo stesso e nel modo più ampio, questione culturale. Non è un caso che sempre l’articolo 9 congiunga la tutela del paesaggio a quella del “patrimonio storico e artistico della Nazione”. E’ un tutt’uno, più che un continuum. La Nazione, come lì è detto, non rispetta sé stessa, la propria storia, la profonda sua consapevolezza d’essere luogo d’arte, se non guarda al paesaggio, al territorio come al contesto che, solo, rende possibile mantenere un senso al modo in cui si è sviluppata nel tempo. L’identità nazionale non è affidata tanto a inni e bandiere, quanto piuttosto alla possibilità di continuare a ritrovare i caratteri che davvero hanno fatto l’Italia, nella sua capacità continua di creare e di reinventarsi.

E’ questione sociale ed economica. Il paesaggio manomesso, il territorio abbandonato o affidato alla speculazione produce guasti, corrompe l’amministrazione e lo stesso spirito imprenditoriale e così, inevitabilmente, assume caratteri distruttivi fin della vita stessa delle persone.

L’occasione di oggi, dunque, possiamo pure considerarla una chiamata alle armi dei “conservatori”. Ma questa parola, che troppo spesso dobbiamo temere, qui assume un suo senso proprio e forte. Si tratta di conservare, né più né meno, una civiltà.

Stefano Rodotà

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