E' necessaria un’autentica rifondazione della pianificazione: che metta fine alla crescita quantitativa e punti invece sulla riqualificazione-trasformazione delle città, sul ricupero-risanamento dei centri storici, sulla ristrutturazione delle periferie e sulla rigorosa salvaguardia del territorio non ancora urbanizzato.

Antonio Cederna





martedì 20 dicembre 2011

CONSIDERAZIONI SULLE RECENTI ALLUVIONI

Dott. Ing. Carlo Milani

Un aspetto che a mio avviso non è stato sufficientemente approfondito in occasione delle discussioni sulle alluvioni della Lunigiana, della Val di Vara , delle Cinque Terre e di Genova è che, fatta eccezione per il Magra ad Aulla e alla foce, gli altri disastri con perdite di vite umane sono stati provocati da corsi d'acqua “minori” che comunque possono essere , lo si è visto con il senno di poi, altamente distruttivi.

Non per riprendere una vecchia polemica ( anche se le polemiche possono servire se no viziate dal dogmatismo) ma una delle critiche che Italia Nostra e WWF a suo tempo ( anno 2001- 2002) rivolsero al PAI prima adottato e poi con qualche modifica approvato senza una approfondita discussione ( in reltà ai sindaci e ai politici interessava soprattutto la perimetrazione di inedificabilità) è quella di non aver previsto adeguati investimenti per la sicurezza dei versanti e dei corsi d'acqua minori.

Aver ipotizzato briglie alte oltre 20 metri, casse di espansione costosissime, e poco efficaci e difficilmente gestibili, decine di chilometri di argini sul Magra ed il Vara , eccetera, si è rivelato sbagliato e gli ambientalisti per primi dovrebbero chiedere una revisione di questi Piani praticamente inattuabili. Non c'è neppur bisogno di dire che revisionare non vuol ridurre le zone di inedificabilità ma individuare le criticità reali, tutte le criticità e pensare come ridare spazio al fiume. Emblematico il caso della cassa di espansione a Filattiera che costava 30 miliardi di lire e abbassava di 10 centimetri il livello della piena duecentennale ad Aulla costruita nell'alveo del Magra!

Eppure in quell'occasione chi si opponeva alla cassa fu bollato di avere mire edilizie o di essere un paladino del cemento , come il sottoscritto, e lo voglio ricordare non per una vendetta postuma ma perchè nessuno possiede la verità, neppure l'autorità di Bacino del Magra o gli ambientalisti DOC, ed occorrerebbe un po' di umiltà prima di scagliarsi contro chi in buona fede chiede magari dragaggi o l'abbattimento degli alberi in alveo.

Chiaramente i dragaggi indiscriminati sono una corbelleria, ma l'eliminazione dei sovralluvionamenti in casi specifici ben determinati non solo è possibile ma doverosa, così come il taglio degli alberi in certe situazioni.

Penso al caso di Borghetto e Brugnato dove il disastro non è stato causato dal Vara, che ha ancora una vasta zona in cui può scorrere, anche se il suo alveo è stato effettivamente molto ristretto, ma da piccoli torrenti che hanno trascinato enormi quantità di alberi franarti che hanno intasato ponti troppo stretti o canali tombati, creando dighe che poi hanno ceduto con ondate altissime di piena.

In casi come questi oltre che eliminare lo strozzature si doveva togliere il sovralluvionamento e magari realizzare briglie selettive come è stato fatto a Cardoso.

Torno a ribadire che l'esperienza tragica di questa alluvione dovrebbe far riflettere anche perchè un'altra critica al PAI, anch'essa rivelatasi giusta, fu quella di un peso eccessivo dato alle analisi matematiche a scapito degli eventi storici, che continuano ad essere la migliore guida alla progettazione sostenibile , visto il proverbio, mai rammentato nei libri di ingegneria idraulica e neppure in quelli di biologia eppur sempre validissimo : PASSAN SECOLI, ANNI, MESI, IL FIUME TORNA AI SUOI PAESI!

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