E' necessaria un’autentica rifondazione della pianificazione: che metta fine alla crescita quantitativa e punti invece sulla riqualificazione-trasformazione delle città, sul ricupero-risanamento dei centri storici, sulla ristrutturazione delle periferie e sulla rigorosa salvaguardia del territorio non ancora urbanizzato.

Antonio Cederna





martedì 1 febbraio 2011

Stop al consumo del suolo: approvata in commissione la proposta di Giulio Guerri

La Commissione Urbanistica e Ambiente del Consiglio Comunale della Spezia ha approvato all'unanimità in data 14 gennaio 201 la mozione d'indirizzo dal titolo "Stop al consumo del territorio" presentata il 25 ottobre scorso dal consigliere Giulio Guerri e sottoscritta dai gruppi di maggioranza e Lista Schiffini.

In essa si chiede di adottare una politica del territorio basata sul blocco dei processi di cementificazione e sulla costruzione di un nuovo modello socioeconomico di recupero delle attività agricole e di prevenzione idrogeologica.

Nella mozione il consigliere ha riportato i passaggi fondamentali e i punti cardine del programma del gruppo della Spezia del Movimento Stop al Consumo di Territorio e , sulla base del nostro documento, ha chiesto l’impegno del Sindaco e della Giunta ad adottare tutti gli atti , i provvedimenti e le iniziative per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio nonché il rifiuto della logica della cementificazione e la tutela del patrimonio storico, architettonico, agrario e boschivo.

E’ intento del consigliere è di farla approvare quanto prima dal consiglio comunale affinché questa mozione venga utilizzata come documento di indirizzo per la revisione del PUC e, soprattutto, operare affinchè sia attuato e preso a modello dalle altre amministrazioni della provincia

riportiamo per intero il testo della mozione.

MOZIONE CONSILIARE

OGGETTO : STOP AL CONSUMO DEL SUOLO.

Il Consiglio Comunale

considerato che la Liguria ha subito nel corso degli ultimi decenni una intenda e devastante cementificazione, iniziata nel secondo Dopoguerra (“rapallizzazione” fu il famoso neologismo coniato da Indro Montanelli per identificare un preciso modello di politica urbanistica a detrimento dell’ambiente e del paesaggio, decollato negli anni del boom) e ripartita con spiccata aggressività nell’ultimo periodo, come testimoniato da numerose inchieste giornalistiche, celebri libri di denuncia e, non di rado, inquietanti risvolti giudiziari;

ritenuto che il territorio spezzino non sia stato risparmiato da questo processo distruttivo, come riscontrabile negli interventi di programmazione di carattere edilizio passati, in corso o in via di programmazione su aree di pregio paesistico del litorale, dell’arco collinare e dell’entroterra;

preso atto dell’appello recentemente formulato dal Sindaco Domenico Finiguerra, primo cittadino di Cassinetta di Lugagnano (BG), che ha adottato il primo modello in Italia di pianificazione urbanistica avanzata nella direzione di una conservazione ecologica del territorio;

si riporta il testo integrale dell’appello :

“L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio. Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio.

Un cancro che avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all’anno. Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata Seppellita sotto il cemento.Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. Ma nessuno se ne cura. Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto.

Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici e speculazioni edilizie, residenziali e industriali; insediamenti commerciali e logistici; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti, turistici, civili e militari.

Non si può andare avanti così! La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città, sembrano destinate a confluire in un unico, uniforme e grigio contenitore indistinto.

La Terra d’Italia che ci accingiamo a consegnare alle prossime generazioni è malata. Curiamola!”

Alla luce dell’importante manifesto del Movimento “Stop al Consumo di Territorio”, che nelle scorse settimane ha scelto, di sicuro non casualmente, la vicina città di Sarzana e quindi il territorio provinciale della Spezia per la propria Assemblea Nazionale, che ha avuto ampio risalto di partecipazione e di ricadute medianiche in ambito nazionale;

Riportiamo il testo di tale manifesto :

Il consumo di territorio nell’ultimo decennio ha assunto proporzioni preoccupanti e una estensione devastante. Negli ultimi vent’anni, il nostro Paese ha cavalcato una urbanizzazione ampia, rapida e violenta. Le aree destinate a edilizia privata, le zone artigianali, commerciali e industriali con relativi svincoli e rotonde si sono moltiplicate ed hanno fatto da traino a nuove grandi opere infrastrutturali (autostrade, tangenziali, alta velocità, ecc.).

Soltanto negli ultimi 15 anni circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati e/o cementificati. Questo consumo di suolo sovente si è trasformato in puro spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte: suolo sottratto all’agricoltura, terreno che ha cessato di produrre vera ricchezza. La sua cementificazione riscalda il pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini.

Questa crescita senza limiti considera il territorio una risorsa inesauribile, la sua tutela e salvaguardia risultano subordinate ad interessi finanziari sovente speculativi: un circolo vizioso che, se non interrotto, continuerà a portare al collasso intere zone e regioni urbane. Un meccanismo deleterio che permette la svendita di un patrimonio collettivo ed esauribile come il suolo, per finanziare i servizi pubblici ai cittadini (monetizzazione del territorio).

Tutto ciò porta da una parte allo svuotamento di molti centri storici e dall’altra all’aumento di nuovi residenti in nuovi spazi e nuove attività, che significano a loro volta nuove domande di servizi e così via all’infinito, con effetti alla lunga devastanti. Dando vita a quella che si può definire la “città continua”. Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio e senza anima: una “conurbazione” ormai completa per molte aree del paese.

Ma  i legislatori e gli amministratori possono fare scelte diverse, seguire strade alternative? Sì!

Quelle che risiedono in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta “crescita zero”, quelle che portano ad indirizzare il comparto edile sulla ricostruzione e ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente.”

Tutto ciò premesso

Il Consiglio Comunale della Spezia,
consapevole della propria responsabilità
rispetto ai destini del territorio amministrato
fa propri lo spirito e i contenuti dell’appello e del manifesto di sopra riportati, in ragione delle seguenti istanze :

1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.

2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conturbate.

3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) che dal punto di vista paesaggistico.

4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile perché il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le coltivazioni, ecc.

5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.

6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.

E pertanto impegna il Sindaco e la Giunta Comunale

Ad adottare, di concerto con il Consiglio Comunale, tutti gli atti, provvedimenti ed iniziative idonei al soddisfacimento e alla realizzazione di tale indirizzo volto alla piena salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio e dell’integrità dell’ecosistema nonché di un modello sociale capace di rifiutare la logica della cementificazione e di portare avanti politiche di tutela, conservazione e rivalutazione del patrimonio storico-architettonico, agrario, boschivo e naturalistico in genere.


 

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