E' necessaria un’autentica rifondazione della pianificazione: che metta fine alla crescita quantitativa e punti invece sulla riqualificazione-trasformazione delle città, sul ricupero-risanamento dei centri storici, sulla ristrutturazione delle periferie e sulla rigorosa salvaguardia del territorio non ancora urbanizzato.

Antonio Cederna





domenica 8 maggio 2011

DOBBIAMO FERMARE LA CEMENTIFICAZIONE DI SPEZIA!

di Giulio Guerri, consigliere comunale della Spezia


L’inverno che ci siamo lasciati alle spalle sarà sicuramente ricordato per le emergenze idrogeologiche in cui le condizioni meteorologiche particolarmente avverse hanno trascinato il nostro territorio.

Le calamità naturali che si sono verificate intorno a noi hanno senz’altro favorito un risveglio della coscienza comune rispetto ai problemi, troppo spesso sottovalutati, che caratterizzano il rapporto fra l’uomo (le sue attività, le sue abitudini, le sue esigenze, i suoi interessi) e l’ambiente.

Finalmente, nel dibattito politico hanno ritrovato il giusto spazio le ragioni di chi da sempre denuncia il processo distruttivo in atto nel nostro territorio a causa della progressiva cementificazione di aree di pregio del nostro litorale, dell’arco collinare e dell’entroterra. Un fenomeno che sta depauperando le bellezze della nostra terra e ha sicuramente un peso fondamentale fra le cause prime della fragilità che il nostro habitat sta sempre più frequentemente palesando. Questo fenomeno, ribattezzato come “consumo del territorio” è entrato fra i temi del confronto politico grazie all’opera di meritori raggruppamenti che in questi anni si sono fatti portavoce della necessità di un’inversione di tendenza rispetto alla logica imperante delle speculazioni edilizie e delle urbanizzazioni senza limite. Il Consiglio Comunale della Spezia, recependo una mozione d’indirizzo da me presentata, ha avviato un importante percorso di stimolo verso una non più rinviabile riconfigurazione della pianificazione territoriale nel comprensorio spezzino, martoriato da scelte sciagurate che hanno eroso la cintura verde della nostra città, tappezzato le colline di quartieri dormitorio e muraglioni di cemento, cancellando antiche aree agricole e boschive di pregio, distruggendo tratti della rete dei sentieri e delle scalinate, soffocando piccole e suggestive borgate rurali e creando, al contempo, nuovi problemi sociali, dovuti alla comparsa di agglomerati residenziali senza adeguata viabilità e senza l’estensione dei servizi essenziali (luce, acqua, metano, bus…). Con l’aggiunta di non sporadici episodi franosi a danno della popolazione preesistente e delle prospettive future di sicurezza delle zone compromesse. Nel documento, intitolato “Stop al consumo del suolo”, si richiede ufficialmente alla Giunta di avviare un percorso di aggiornamento del piano urbanistico comunale al fine di introdurre misure più efficaci di tutela del verde collinare e salvaguardia del territorio agrario e boschivo..

La premessa generale è la volontà di denunciare la distruzione dell’ambiente naturale in atto nel nostro Paese (dove il cemento avanza alla velocità di oltre 100 Kmq all’anno) e la richiesta di un nuovo alternativo modello di sviluppo basato sulla salvaguardia del paesaggio, sulla tutela delle risorse naturali, sulla riscoperta delle attività agricole.

Contestualizzando la problematica nell’ambito della realtà ligure, occorre sottolineare che la nostra regione ha subito nel corso degli ultimi decenni una intensa e devastante cementificazione, iniziata nel secondo Dopoguerra (celebre fu la denunzia che ne fece Indro Montanelli coniando la parola “rapallizzazione” per identificare un preciso modello di politica urbanistica a detrimento dell’ambiente e del paesaggio decollato negli anni del boom) e ripartita con spiccata aggressività nell’ultimo periodo, anche in relazione ad inquietanti dinamiche di infiltrazioni della criminalità organizzata.

Il territorio spezzino, pur a fronte di controverse decisioni recentemente assunte a livello regionale, come la variante del Parco di Montemarcello e il nuovo piano casa, deve dotarsi di un sistema immunitario che lo protegga dai nuovi minacciosi progetti che sono destinati ad assecondare interessi particolaristici a danno dell’ambiente, della bellezza del nostro territorio e delle vere ragioni della collettività. I motivi principali per andare in quella direzione sono di assoluta evidenza oggettiva : il suolo non deve essere più utilizzato come moneta corrente; si deve cambiare strategia urbanistica, ai fini del ripristino di un corretto equilibrio tra uomo ed ambiente; la politica deve capire che il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile; occorre senso di responsabilità verso le future generazioni; dobbiamo lavorare ad una via alternativa all’attuale modello di società.

E’, sicuramente, una delle più importanti prove di maturità e rigore etico a cui sono chiamate, nell’immediato, le istituzioni spezzine.

Sperando che il cambio di stagione non porti con sé nuove sottovalutazioni e recidive rimozioni.

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