E' necessaria un’autentica rifondazione della pianificazione: che metta fine alla crescita quantitativa e punti invece sulla riqualificazione-trasformazione delle città, sul ricupero-risanamento dei centri storici, sulla ristrutturazione delle periferie e sulla rigorosa salvaguardia del territorio non ancora urbanizzato.

Antonio Cederna





giovedì 6 ottobre 2011

Un pezzo alla volta. La nomina del presidente del Parco

Rieccheggia ancora l'accorata domanda espressa dallo scrittore Maurizio Maggiani :“perchè non volete bene al vostro fiume?”, che l'elezione di Pisani alla Presidenza del Parco Montemarcello-Magra, produce (in me) la sgradevole sensazione di un imminente ecocidio.
Sempre più incuranti dei richiami alla responsabilità, alla consapevolezza – fondata su competenza e passione - indispensabili alla gestione di una risorsa naturale qual è un parco, la “partita” si è giocata al tavolino della politica : i potentati locali hanno ultimato il “puzzle” strategico delle loro rispettive zone di influenza.
Con questa nomina, hanno alzato la posta e preparato terreni nuovi di confronto e forse, anche di scontro..
Di certo, i cartelli malmessi e ovunque sparsi, lungo i sentieri trascurati dell'area, non impediranno ai cittadini di ricercare e ribadire quello che deve essere il significato proprio di un parco: non uno spazio geografico circoscritto, ma un sistema propulsore di elevata qualità ambientale, un sistema aperto che permei di sè le zone circostanti, sia naturali che antropizzate.
A tal proprosito mi sembra necessaria una fase di ri-esplorazione dell'intero territorio (auspicabile anche da parte del neo eletto presidente), perchè l'incuria e il degrado di cui quotidianamente facciamo esperienza, non vengano insabbiati ed archiviati da insignificanti numeri di protocollo.
In un bel saggio sull'opera pittorica di Franco Francese – Da natura a emozione, da emozione a natura- il poeta Vittorio Sereni scrive: “ il protagonista è tutti e nessuno, siamo noi e lo spazio che ci troviamo di fronte, minaccioso, enigmatico, invadente da ogni parte, sede della potenzialità in cui si forma e si distrugge la nostra condizione di esistenti”.
Non concepiamo quindi il territorio nella superata accezione passiva, come semplice destinatario di interventi (magari ideati altrove), ma come occasione per attuare comportamenti pro-attivi che pongano un freno alla cementificazione e alla conseguente nociva frammentazione.

Simona Giorgi

Nessun commento:

Posta un commento